
Edifici storici di Voghera
Il castello è uno dei simboli di Voghera, la prima edificazione è nata per completare le mura che fortificavano dall’anno 1000 il borgo, aveva una struttura ad L e proteggeva una delle porte d’accesso a sud, secondo alcuni storici avrebbe avuto origine all’epoca di Berengario fra l’888 e il 950.
All’epoca delle invasioni barbariche l’abitato di Iria era dotato di una fortezza circondata da cinta muraria. Lo storico Sangiuliani e Manfredi, affermano che già dal X secolo sia nota l’esistenza del castello.
Il castello è stato eretto dopo l’invasione degli Ungari e il Maragliano parla di un castrum di fronte al quale fosse già stata edificata un’altra fortezza sul terreno concesso al vescovo di Tortona per investitura della Badessa del monastero del Senatore. E sempre in altri documenti, il Cavagna Sangiuliani afferma che nel 1330 i due podestà di Voghera iniziano una vera e propria fortificazione del castello, che poi diventerà residenza di Galeazzo Visconti nel 1372; egli potenzia ancora le difese per difendersi anche dalle pretese del marchese di Monferrato.
Per far fronte alle spese di ricostruzione del castello il Visconti richiede però la somma di 20.000 fiorini d’oro aumentando i dazi e il diritto di macina. Ampliato il castello il Visconti si trasferì con mobili e vettovaglie nella nuova dimora.
Nel 1381 viene costruito il pozzo e innalzato il muro che tutt’oggi si può vedere dal lato ovest, n questo modo si procederà per tutte le sistemazioni e costruzioni successive fino al 1400. Nel marzo del 1400 il castello ebbe la visita di Manuele Paleologo, imperatore d’Oriente, diretto a Milano.
Nel 1404 il governatore o castellano è Filippo de Mangano.
Filippo Maria Visconti vi soggiorna dal giugno all’ottobre del 1405, egli aveva dato la “custodia” di Voghera a Castellino Beccarla, lo nomina signore e Conte di Voghera oltre a concedergli il maniero a dimora della famiglia che verrà spodestata nel 1414. Dal 1415 ai primi decenni del 1700 vi è un continuo cambio di podestà della fortezza; tra i nomi di spicco abbiamo di nuovo la famiglia Visconti seguita dai Dal Verme e dagli Sforza.
Il castello fu poi deii Gonzaga nel 1546 e dei Giudici nel 1593. Nel 1604 il castello viene descritto con sei torri, molti alloggi e una giardino di dieci pertiche. Nel 1635, quando gli abitanti del borgo di Voghera, chiusero le porte ai francesi, si difesero per diversi giorni, il capitano Biagio Ferrari si era ritirato e rinforzato nel fortilizio con tre compagnie di fanteria lombarda.
Nel 1647 i francesi abbatterono il torrione di mezzo che prospettava sul giardino (oggi piazza castello) e occuparono il maniero. Nel 1723 il feudatario è Don Alfonso del Pozzo, marchese di Voghera, Pizzale e Medassino; nel 1733 Voghera è occupata dagli Austriaci e ne comanda il territorio il marchese Sandricourt.
Quando il controllo del territorio passa sotto il controllo di Carlo Emanuele III, e Voghera viene eretta provincia, l’edificio è cominciato a servire come ufficio fiscale, sede della magistratura, intendenza, magazzino.
Il castello ha pianta quadrangolare e cortile interno circondato su tre lati da portici con archi a sesto acuto, il lato occidentale è costituito da un semplice muro probabilmente un tempo sormontato da un passaggio di ronda in legno.
Quattro torri quadrate in corrispondenza dei quattro angoli. Inoltre il fortilizio era caratterizzato dalla presenza di due alte torri intermedie anteposte ai corpo centrale a meridione e settentrione che, assolvevano alla funzione di ingresso dalla campagna (quella a sud) e dalla città (quella a nord), erano munite di ponti levatoi sul fossato che circondava il castello.
L’ala settentrionale venne trasformata in palazzo nel Settecento, mentre il fossato venne colmato alla fine dell’Ottocento. La metà del castello è stata trasformata in carcere, la residua metà ad uffici amministrativi e ultimamente sede dei monopoli di Stato.
Mentre la trasformazione in carcere ha definitivamente cancellato le tracce originali, la trasformazione in uffici ha consentito di risparmiare una parte del tessuto originale in particolare alcuni affreschi attribuiti al Bramantino nello studio del principe Dal Verme, rimasti protetti dalle controsofittature.
I restauri sono ancora in corso e preludono ad una prossima fruizione come museo.
L’ultima pregevole storia del castello è:
D. Salerno e F. Bernini Il castello di Voghera, 2010 Guardamagna editore – Varzi
A Voghera il 20 settembre 1514 sulla pubblica piazza venne eseguita la condanna di Bernabò Malaspina, marchese di Godiasco, colpevole di aver ospitato in Godiasco il Cardinale Giovanni De’ Medici, futuro papa Leone X, dopo la sua cattura nella battaglia di Ravenna ad opera dei Francesi, il Malaspina organizzò la sua fuga, ma a sua volta fu catturato e condannato alla pena dello squartamento dagli Sforza che nel frattempo gli avevano mosso guerra e lo avevano sconfitto.
Costruita a partire dal 1857 su progetto di Paolo Cornaro fu inaugurata da Vittorio Emanuele II e a lui intitolata. Fu successivamente ampliata e ospitò dal 1933 i Cavalleggeri Monferrato comandati dal colonnello Luigi Lanzuolo.
Nato a Torino il 23 ottobre 1890, fucilato a Berat (Albania) il 15 novembre 1943, ufficiale di cavalleria e medaglia d’oro al valor militare alla memoria.
Il colonnello Luigi Lanzuolo partecipò alla guerra 1915-18 nel “Lancieri di Milano”, durante la Seconda guerra mondiale era in Albania al comando del “Cavalleggeri Monferrato”, fatto prigioniero dai tedeschi dopo l’armistizio, veniva barbaramente trucidato dagli stessi.
A Voghera, dove l’ufficiale aveva trascorso un periodo di comando, porta il nome del colonnello Lanzuolo la Sezione locale dell’Associazione Nazionale Arma di Cavalleria e il campo di equitazione a Salice Terme.
La caserma di Voghera ospitò il cavallo Albino ultimo superstite della battaglia di Isbuscenskij detta “l’ultima carica” operata dal Savoia Cavalleria. La battaglia si svolse il 23 agosto 1942 sul frante russo del Don: 700 cavalleggeri con la sciabola sguainata, comandati dal colonnello Alessandro Bettoni Cazzago caricarono gettandosi al galoppo contro le mitragliatrici di 2500 russi del reparto siberiano. La battaglia fu vinta dagli Italiani a prezzo di perdite pressochè totali dei valorosi soldati.
La caserma fu poi intitolata alla medaglia d’oro tenente Attilio Zanardi Bonfiglio nato a Corniglio (PR) il 6 agosto 1910 e morto valorosamente a Gusciabbai 29 agosto 1937 durante la guerra di Eritrea. Figlio di Angelo, tecnico petrolifero, e di Clementina Tebaldi, fece gli studi primari a Voghera dove conseguì il diploma di perito agrario.
Ammesso al corso allievi ufficiali di complemento nella Scuola di Moncalieri l’ 11 novembre 1931, ne uscì sttotenente, il 16 giugno dell’anno successivo, assegnato al 23° Reggimento Fanteria. Congedato il 31 agosto 1933, mise a profitto il suo diploma di perito agrario insegnando agraria in una scuola della frazione di Pontecurone. Richiamato alle armi morì valorosamente con molti dei suoi soldati in una imboscata di rivoltosi locali meritandosi la medaglia d’oro al valor militare
La Caserma è solo in parte restaurata, ospita anche la biblioteca e gli stand fieristici dell’ascensione, fiera annuale in onore di San Bovo protettore della città. In un angolo della Caserma si conserva, dipinta sul muro, la “Preghiera del cavallo”.n carrarmato insegna del Museo storico
Questo grande edificio di Via Plana (già Pareto), è tra i più vasti della città. Fu eretto, in più riprese, dai padri Scolopi che all’epoca gestivano le Scuole Pie, furono chiamati in Voghera ad aprirvi una scuola voluta nel testamento dalla nobile Giulia Novati De Canibus, con atto del 20 maggio 1691, a rogito del notaio Jacopo Emilio Buonamici, testava a loro favore una cospicua somma di denaro, i terreni e una casa situati nell’area in cui sorgerà il fabbricato.
All’epoca esistevano alcune scuole religiose e quelle gestite dal comune vennero chiuse per mancanza di fondi.
Agli Scolopi, successero i Gesuiti che gestirono la scuola nell’edificio sino al 1848 quando gli stessi ne saranno estromessi e con decreto reale del 20 marzo dello stesso anno, la scuola veniva convertita in Convitto Nazionale intestata ad Umberto I.
Una parte dell’ampio giardino fu destinata alla costruzione del Liceo Classico Severino Grattoni.
Dal 1922 i locali saranno adibiti a sede degli uffici giudiziari da dove vennero traslocati nel 2015 fondendoli col tribunale di Pavia, restando così vuoti.
Nell’atrio d’ingresso, sul lato destro vi è il monumento a ricordo del capitano avv. Vittorio Nassano, opera di Ambrogio Casati, eseguita nel 1922, . L’epigrafe fu dettata dall’avv. Carlo Canepa.
La storia del Convitto Nazionele Umberto I è bene illustrata dal libro:
Giuseppe Mordini “Notizie storiche e statistiche del Convitto Nazionale Umberto I di Voghera” Officina di arti grafiche di Boriotti & Zolla – Voghera 1922.
La copia nella mia biblioteca mi è stata concessa dall’insigne bibliofilo Carlo Bricchi.