Casalnoceto

Casalnoceto

Le origini di Casalnoceto risalgono all’epoca della colonizzazione romana, qualche secolo prima di Cristo: è di origine romana l’antico nome di Nucetum che dovrebbe indicare una località ricca di alberi di noce.

Siro Severino Capsoni, monaco erudito del 1700, studiando le origini di Pavia, estese le sue ricerche sulle terre dei Levi e dei Marici le due popolazioni di origine ligure che, occupando prima dei Romani le terre che grosso modo comprendono le zone di Tortona, Voghera, la Lomellina, fondarono poi Ticinum, l’odierna Pavia.

Parlando dei luoghi aventi denominazione di origine romana viene citato anche Nucetum.
Lo stesso autore ha disegnato una carta della zona avanti l’ Era Volgare, il cosiddetto “Ager Laevorum et Maricorum“, dove Nucetum figura collocato su un’antica strada che, scendendo dall’ Appennino ligure, passava ad oriente di Derthona (Tortona) dopo aver toccato Cerreturn, attraverso Nucetum, Litubium (Retorbido) e Caputvilla (Codevilla) si congiungeva, a Clastidium (Casteggio), alla via che giungeva da Tortona attraverso Iria (Voghera) e che coincideva grosso modo con l’attuale via Emilia indicata con il nome antico di Manilia.

La strada su cui sorgeva Nucetum era stata tracciata dal console Minucio ed era chiamata Costuma perché si teneva sulla costa tra la piariura e le prime alture dell’Appennino. Era una strada importante, la più breve via di comunicazione tra l’Ager Maricorum e la Liguria. Essa non è però da confondersi con la via Romea o Romera (di origine posteriore) che scendendo anch’essa dall’Appennino ligure passava da Rosano e, attraverso Pontecurone e Casei, arrivava al Po e proseguiva fino a Roma.

La fortuna di Casalnocto nei secoli è dovuta alla sua posizione lungo una importante via di comunicazione e alla fertilità del suo terreno, lontano dalle zone paludose, in origine molto estese, cosi come dalle zone boscose e poco fertili delle alture appenniniche.

Arriviamo alle invasioni barbariche, Teodorico, re dei Goti, dopo aver conquistato gran parte dell’Italia, veniva spesso da Ravenna, sua capitale, a Pavia dove risiedeva per lunghi periodi. A Tortona e a Pavia aveva creato dei depositi di granaglie che dovevano servire come scorte per le popolazioni e l’esercito del suo regno. Da Pavia dovette affrontare l’invasione dei Burgundi che, provenienti dalla Francia, che depredarono le terre dei Levi e dei Marici.
L’intervento di Epifanio, vescovo di Pavia, agevolò la pace fra Teodorico e Gundebaldo, re dei Burgundi, e concedere alle popolazioni una certa tranquillità. Morto Epifanio nel 497, a Teodorico nei primissimi anni del 500 si presentò una seconda volta la minaccia di una invasione da parte dei Burgundi, stavolta da sud, dato che in Liguria essi si erano consolidati nel dominio. Fu allora che Teodorico fece costruire sulle rive del Curone la rocca di Castelnoceto a difesa contro i Burgundi che discendevano per la val Curone.

La notizia della costruzione della rocca fortificata è vera, incerta è la posizione. Non si può escludere che il paese fortificato di cui parla il Vidari potesse essere localizzato nella zona ancor oggi chiamata “Casà végg“, dato che come posizione strategica era più favorevole rispetto alla zona piana vicino al Curone. Inoltre appare indubbio che l’antico nucleo di Casalnoceto fu sempre distinto da Rosano, che si trova sulla sponda del Curone e le cui origini probabilmente risalgono a parecchi secoli prima del 1000. Se Ro-sano si fosse trovato in prossimità della rocca di Teodorico, le sue vicende rilevanti, non sarebbero trascurate.

A proposito della localizzazione dell’antico abitato di Casalnoceto lo storico Casalis, intorno al 1830, scrive che all’epoca del Barbarossa “furono distrutte le case e il forte castello di cui ancora oggi si vedono le vestigia“.

L’adiacente suolo che da lungo tempo coltivasi a vigne e prati conserva tuttora la denominazione di “Castelvecchìo“. La notizia della distruzione da parte del Barbarossa risulta infondata ma è importante la testimonianza che ancora agli inizi del 1800 c’erano dei ruderi dell’antico paese. Forse trattasi di quelle stesse mura che sono riaffiorate nel 1968 durante gli scavi per la nuova circonvallazione.

Nella regione del Casalvecchio c’è inoltre una zona chiamata di San Giacomo che potrebbe far pensare ad un’antica chiesa (in luogo abitato) dedicata al Santo. Nel 1600 viene citato un “Sacellum campestre S. Jacobi Apostoli“, che non si sa dove fosse esattamente. Però il culto del Santo in questa regione è testimoniato dal fatto che ancora pochi decenni fa, durante la seconda Rogazione, si teneva la commemorazione di San Giacomo, quando la processione passava vicino a questa zona.
Si tratta anche di stabilire se Casale (nome della tarda romanità che indicava un gruppo di case) coincideva con Nucetum. Nei documenti che s’incontrano dal 700 fino al 1200 o si legge Casale o si legge Nucetum e sembra che non si tratti delle stesse località. Cosi ad esempio si legge che Nucetum nel 972 viene confermato all’Abbazia di S. Colombano di Bobbio da Ottone I Imperatore, il quale nello stesso anno in una donazione al monastero di S. Pietro in Ciel d’Oro di Pavia citava Casale .

Le chiese di San Michele e Santa Maria di Rosano sono invece elencate tra quelle dipendenti dalla Pieve di Volpedo. La parrocchia di Casale o di Noceto non esisteva ancora. Nel 1578 venne eretta in Casalnoceto la nuova chiesa che assunse la pianta dell’attuale chiesa parrocchiale. Fu inaugurata il 9 maggio 1579 come risulta dalla scritta che su di un portale della chiesa.
L’antíca chiesa, che fu allora demolita fino alle fondamenta, era più piccola, rivolta a oriente e occupava la prima navata trasversale dell’attuale chiesa. L’attuale parrocchia è sorta nel 1595.

Nel 1587, con una bolla di Sisto V datata 23 aprile fu aggregata all’Arciconfraternita della S.S, Trinità che godeva di molti privilegi la confraternita di San Rocco.

Papa Paolo V in data 19 giugno 1614 confermò tale unione. La Confraternita prese come sede l’oratorio di San Rocco ricavato da una delle torri delle mura.

Nel corso del 1500 Casalnoceto ebbe anche un uomo illustre: Giampaolo Massa, nato nel 1545. Divenne Cavaliere di Malta e partecipò alla Crociata indetta da San Pio V che portò alla vittoria di Lepanto. Combattè valorosamente contro i Turchi in vari scontri navali e morì nel 1608 a Messina dove fu sepolto con grandi onori.

Verso la fine del 1500 l’espansione del paese fuori dal borgo è accelerata dalla costruzione del Monastero voluto da Paolo Spinola che lo affidò alle Carmelitane Scalze. Fu gran festa il giorno dell’inaugurazione alla presenza del Vescovo Mons. Ceva, il 14 settembre 1687. Il Marchese diede un gran ballo cui convenne tutta la nobiltà dei dintorni e al quale poterono assistere anche tutti gli abitanti di Casalnoceto; ci furono fuochi d’artificio e abbondanti libagioni. Le suore del convento erano scelte fra le più nobili famiglie liguri e dovevano portare una dote di almeno 20 zecchini. Nonostante ciò e nonostante la rendita di 5000 lire imperiali, le monache divennero sempre più povere tanto che alla fine del 1700 pare dovettero vendere anche le suppellettili del convento per sopravvivere.

Nel 1836 c’era stata una forte epidemia di colera. Scoppiò agli inizi di luglio e nei venti giorni successivi fece 24 vittime. Il 17 luglio morirono quattro persone e altre quattro il giorno 23. Nella chiesa di San Giuseppe fu fatto il lazzaretto in cui i malati, in assenza di cure adeguate, venivano raccolti ad evitare che contagiassero gli altri. Agli inizi di agosto il morbo cessò.

Nel 1837, scrive lo storico Casalis, a Casalnoceto appartengono le frazioni di Rosano, San Carlo, Bossola, Casalsaglio, Ca’ Demaestri, Cassinali, Castelvecchio, Ercolina, Cinchiona, Scorticavacca, Gioiello, Succina, Badina, Cassinetta e Chiericoni.

In epoca longobarda il centro più importante è Rosano a pochi chilometri da Casalnoceto sulla strada che collegava Casalnoceto a Tortona da una parte attraverso Castellar Guidobono, Viguzzolo, Volpeglino, oppure Voghera passando per le cascine , alcune molto importanti come la Gerlina, la Bdella, la Bossola, la Marchesina, con diverse diramazioni alle cascine vicine. Reperti romani sono stati trovati un po’ dovunque sotto forma di lapidi o tombe lungo le strade, le ultime in località Altomasso.

Fino al 1200 Casalis e Nucetum appaiono nuclei distinti.

Solo a partire dalla metà del XIII secolo si fa riferimento all’ attuale denominazione.Casalnoceto, nel luogo dove si trova attualmente, venne edificata nel 1373, per ordine di Galeazzo Visconti duca di Milano. Nocetum, l’insediamento originario era, infatti, sulla collina, quando le milizie bretoni di John Hakwood (Giovanni Acuto) lo devastarono, alla fine del XIV secolo, e gli abitanti furono costretti ad abbandonarlo.I signori di Milano fecero ricostruire l’abitato ex novo, Gian Galeazzo, succeduto a Galeazzo, curò personalmente la struttura dell’abitato e delle fortificazioni.

L’intera Val Curone era caratterizzata, nel corso del X secolo, da un gran numero di “castra“, sorti con funzioni difensive, assunsero, con il passare del tempo, una loro specifica funzione di una nuova sistemazione del contado. Divennero un sistema di organizzazione territoriale con strutture autonome indipendenti: il libero Comune.

Durante il 1400 le chiese di S. Michele e di S. Maria di Rosano erano legate alla Pieve di Volpedo, ma nel paese esisteva già una chiesa che dipendeva dal Capitolo della cattedrale di Tortona.

E’ in questo contesto storico-religioso che si inserisce la vicenda del Beato Giovannino da Volpedo. (vedi in Volpedo) Nato da umile gente nel 1453, appena quindicenrie si recò a Tortona e sulla via del ritorno giunto presso Scortivacca (allora la strada da Volpedo per Tortona passava di lì) fu aggredito e barbaramente ucciso dai componenti di una setta eretica che bivaccava lungo la strada (altri ritengono siano stati degli ebrei).

Le virtù del giovane erano ben conosciute e subito fu considerato un martire. La morte di Giovannino avvenne in territorio che dipendeva direttamente da Tortona, ma non lontano da Rosano, su cui aveva giurisdizione religiosa la Pieve di Volpedo, paese natale del giovane martire.

Si originò per questo una lunga controversia tra la chiesa di Volpedo e quella di Tortona che pretendevano entrambe il corpo del giovane di cui andava diffondendosi il culto in quanto considerato martire.
Il vescovo di Tortona, dopo che ufficialmente Giovannino fu riconosciuto Beato, ordinò che il corpo fosse trasportato a Tortona nella chiesa dei Domenicani, ad eccezione della testa che fu lasciata a Volpedo, dove il Santo era stato in un primo tempo sepolto.

Ancora nella seconda metà del 1500 il Beato Giovannino era molto venerato in tutta la Chiesa Tortonese. Scrive l’autore anonimo della Cronaca di Tortona: “. . . evvi il convento de’ Reverendi Predicatori pur fondato da Santo Domenico cum una gran chiesa assai bella e insigne nella cui Sacrestia vi è il cuorpo del Beato Zanino da Rosano, in deposito, come si dice .. .“. L’appellativo con cui viene nominato il Beato Giovannino conferma quanto già allora fossero confuse le notizie sul luogo del martirio e sull’origine del giovane Santo.Nella frazione Rosano si ammira tuttora la Chiesa di S. Maria (XIII sec.)

Rosano

Rosano deve il suo nome ad un nobile romano di nome Rossius, era posta sulla via Romea e quindi caposaldo di pellegrini e dei commerci. E’ citato nel 1025 come Rossianus, il suo massimo splendore durò fino al 1200. A Rosano vi erano tre chiese, S Michele, S. Agata e S. Maria, della quale si hanno notizie fin dal XIII secolo. Aveva anche un fortilizio a protezione deigli abitanti. Tutte tre le chiese dipendevano dal capitolo del duomo di Tortona. Nel XVII secolo si segnala anche la presenza dei Minori Riformati di San Diego (1681) che saranno sostituiti dai Carmelitani Scalzi di Lombardia (1687). A Rosano abitavano personaggi illustri fra cui due notai che esercitavano a Tortona.

Con l’infeudazione agli Spinola nel 1523 Casalnoceto si trovò infine aggregato stabilmente al ducato di Milano e al contado di Tortona.

La presenza di un potere locale di tipo signorile nell’antico Noceto distrutto sul finire del XIV assegnato alla famiglia Gentili, è messa in dubbio, una vera infeudazione avverrà dopo la ricostruzione dell’abitato nel 1412, infatti, Casalnoceto passò a Castellino Beccaria di Robecco, assieme ad altre località (Voghera, Serravalle, Stazzano).

Nel 1449 gli Spinola occupano Casalnoceto con il permesso di Giacomo Visconti e alcuni anni dopo (1470) Gabriele Visconti infeudò il comune a Galeazzo Sforza e a Giovanni Spinola per le quote, rispettivamente, di due terzi e un terzo.

La quota degli Spinola passò a Pietro Pusterla (1482) e di nuovo agli Spinola (1519) che riuscirono così a riunificare il feudo. Gli Spinola subirono il sequestro dei loro beni (compreso il feudo di Casalnoceto) nel 1707, in virtù dell’accusa di partigianeria nei confronti di Filippo V, rientrando in possesso delle loro proprietà solo nel 1725 (Merloni 1989, p. 94). Vi sono numerosi documenti nel corso dell’Ottocento per una serie di liti con le comunità di Volpedo e Viguzzolo per l’uso dell’acqua del torrente Curone.

La Locanda del seicento
Nel 1620, Casalnoceto era dominio degli spagnoli e vi dimorava il condottiero Ambrogio Spinola, marchese di Los Balbases, in una bella casa con un piccolo parco. Grande di Spagna e Governatore dello Stato di Milano, fu duramente criticato dal Manzoni nei Promessi Sposi per non aver saputo fronteggiare il flagello della peste a Milano, in quanto troppo impegnato nella guerra per conquistare Casale Monferrato (morì a Castelnuovo Scrivia il 25 settembre 1630).

Il palazzotto in cui risiedeva fu trasformato in luogo di ristoro per i viandanti con il nome di “Osteria spagnola“. Nella seconda metà del Settecento divenne proprietà di un casato spagnolo per poi essere ceduta ad una famiglia gentilizia di “Nucetum”.
Questa casa, rimasta integra nel corso dei secoli, grazie ad un sapiente restauro che ha conservato le volte in cotto delle stanze e le travi di quercia, come pure i pavimenti in cotto fatti a mano, dopo un periodo di abbandono è tornata al pubblico come ristorante tipico, la “Locanda del seicento“.

Un bel libro della storia di Casalnoceto è stato scritto da: G. Cetta, G. Guagnini, E Daroda a cura della Pro Loco e del Comune di Casalnoceto per i tipi di AURORA diC. Ge – Pavia 1975

Montemarzino
E’ un paese facente parte dei domini dei marchesi di Gavi e la sua origine risale al 1081 come luogo fortificato e di guardia alla valle.

Fino a qualche anno fa era noto per un gigantesco olmo alto quasi 30 metri vicino alla chiesa che poi fu abbattuto per morivi di sicurezza ma anche per essere stato colpito dalla Grfiosi Grafium ulmi (e non “Graziosi” come si legge nel sito).

Castellar Guidodono

Fu feudo di Guidobono Cavalchini da Monleale.
Castellar Guidobono ha ufficialmente poco più di mille anni: i primi documenti che recano  il nome sono delle cinquecentine datate novembre 979, data di emissione di un diploma con il quale l’imperatore Ottone II  assegnò al cancelliere Gerberto la giurisdizione della città di Tortona “…dentro e fuori le mura, per il circuito di tre miglia… fino al Castello

degli Squarzoni: Castellano.
Per “castrum” si intendeva, in quell’epoca, un luogo fortificato con annesso un  territorio che garantiva il sostentamento del nobile e di tutti gli abitanti, mentre la parola Squarzonum sta a significare che Castellar Guidobono era infeudato alla nobile famiglia tortonese degli Squarzoni. Stemma dei Guidobono Cavalchini di Volpedo (1757), conti di Castellar Guidobono, Monleale, Sciolze; baroni di S. Marzanotto; signori di Balangero, Brignano Curone, Carbonara, Casasco, Frascata, Momperone, Montacuto, Pontecurone, Sarezzano, Viale, Viguzzolo, Volpeglino; consignori di Arquata, Cassano, Tortona. Fasciato d’azzurro e d’oro; con il capo del secondo carico di un’aquila di nero.

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