
Viguzzolo
Gli abitanti di Voguzzolo sono chiamati Bisgulè e cioè con due gole, derivato dal fatto che un tempo era molto diffuso il gozzo che faceva ingrossare la tiroide e dava la malformazione.
Si raccontano aneddoti per ironizzare sugli abitanti di Viguzzolo, come quello che racconta di un giorno in cui gli abitanti si accorsero che sul campanire era cresciuta dell’erba e decisero di issarvi una vacca affinchè mangiasse l’erba. L’appesero per il collo e la tiravano su con una carrucola. La povera bestia scalciava e gli astanti dicevano “guarda come è contenta di poter mangiare l’erba”, la storia non dice che fine fece la vacca.
Per converso gli abitanti di Viguzzolo chiamano gli abitanti di Volpedo I strion (gli stegoni)
Viguzzolo deriva il suo nome dalla radice latina vicus, e proprio come piccolo villaggio si andò formando agli inizi dell’era cristiana, dopo che il luogo era già stato colonizzato in modo più frammentario in età romana.
Il borgo appare citato in documenti del IX secolo: il primo, datato 27 aprile 804, è un atto di vendita su pergamena redatto da un notaio viguzzolese e oggi custodito presso l’Archivio storico di Bobbio; il secondo, più noto, è un’investitura del 24 novembre 896 con la quale l’imperatore Lamberto concede in feudo a un vassallo Viguzzolo, Dernice (in alta val Curone) e altre due località minori. In quel periodo doveva già esserci in paese una chiesa pievana, anche se diversa da quella oggi visibile.
Tra XII e XIII secolo Viguzzolo è libero comune, e nel 1278 ottiene da Tortona, come già Pontecurone e come in seguito avverrà per Castelnuovo Scrivia, l’importante privilegio della cittadinanza tortonese, a dimostrazione del prestigio economico e politico raggiunto dal borgo.
Gli Sforza, subentrati ai Visconti, minacciarono Viguzzolo di distruzione se, non avesse riconosciuta l’autorità dei nuovi signori. L’inevitabile atto di sottomissione fu premiato dalla concessione di buone condizioni, non ultima la conferma dei diritti spettanti sulle acque del Grue e del Curone, dall’onorifico titolo di “borgo insigne” concesso nel 1450 e poi confermato dagli spagnoli, nuovi signori di Milano nel 1592.
Fu Galeazzo Maria Sforza a concedere il feudo alla famiglia piacentina dei Fogliani (1468); gli effetti di questo atto durarono praticamente fino agli anni della rivoluzione francese, essendo stato confermato dai Savoia nel 1772.
I rapporti tra i feudatari e i viguzzolesi furono sempre piuttosto turbolenti. Nel corso del XVII secolo, inoltre, ai conflitti interni si aggiunsero altre gravi calamità, dalla peste del 1630-31 che decimò la popolazione alle devastazioni operate dalle imponenti truppe francesi e sabaude che, nel 1642, si impegnarono nell’assedio di Tortona.
Il dipinto qui riprodotto fu realizzato nel 1968 dal professor Sante Marchese e dagli allievi di terza della Scuola Media di quell’anno. Rappresenta tre episodi della storia viguzzolese: La costruzione delle mura(1331); L’incendio che distrusse il borgo (1427); il saccheggio da parte delle truppe francesi (1642).
La pieve di Santa Maria, in stile romanico, è certamente il monumento più importante del paese, e uno dei più interessanti del Tortonese.
Posta a monte dell’abitato, verso la val Curone, è nota nelle antiche carte come Sancta Maria in ripa padi, cioè situata lungo il corso della roggia oggi coperta, che proviene dal Curone e attraversa il paese.
Restaurata negli anni ’30 dopo secoli di abbandono, si presenta oggi con una pianta basilicale a tre navate absidate, con copertura a capriate. L’abside centrale, l’unica giunta a noi inalterata, presenta tracce di affresco raffigurante un Cristo pantocratore, forse risalente all’XI secolo.
Le pareti sono nude e austere, e conferiscono all’ambiente una suggestione particolare. E’ dotata di una cripta con volta a crociera sostenuta da sei colonnine con capitelli cubici, costruita posteriormente alla pieve, che è oggi di proprietà comunale e visitabile grazie all’attività di volontari.
Alla fine del XIII secolo, Viguzzolo era già Comune e come luogo di culto aveva l’oratorio di San Bartolomeo, posto al centro dell’abitato e più comodo. Alcuni documenti attestano che molto prima dell’XI secolo le funzioni religiose si svolgevano proprio in questo oratorio.
Nel 1905 fu restaurato il pavimento, nel 1937-38 – sotto la guida di Carlo Ceschi – fu ricostruita l’abside di sinistra sui resti dell’originaria e fu riportato a vista il paramento murario della facciata e dell’interno. Nel 1935 era stato trasferito il cimitero che circondava la costruzione.
Posto non lntano da Tortona, sulla sponda destra del Grue, dove il torrente sfociando dalla valle si avvia a concludere il suo corso nello Scrivia.
La pregevole Pieve di Santa Maria, presenta tracce di affresco raffigurante un Cristo pantocratore, forse risalente all’XI secolo. Le pareti sono nude e austere, e conferiscono all’ambiente una suggestione particolare. E’ dotata di una cripta con volta a crociera sostenuta da sei colonnine con capitelli cubici.
Nella cripta si può notere l’imbocco di un passaggio che secondo la tradizione, doveva portare al Monastero dell’Annunziata delle Suore Agostiniane.
Altri edifici storici:
L’ex Monastero dell’Annunziata, oggi sede del Palazzo municipale, delle scuole elementari e della biblioteca civica. Il monastero, risalente al XV secolo, ospitò monache dell’ordine e della regola di Sant’Agostino. Ricco di beni e di possedimenti, restaurato e abbellito nella seconda metà del XVII secolo, decadde irrimediabilmente nel secolo successivo fino a essere soppresso nel 1770 da papa Clemente XIV, non senza che il paese insorgesse per proteggere gli utili e i privilegi che dal monastero derivavano, fronteggiando i soldati inviati da Tortona per scortare le suore in altri monasteri.
La Parrocchiale dell’Assunta, posta al centro del borgo, è il risultato dell’ingrandimento cinque-seicentesco di un primitivo oratorio dedicato a San Bartolomeo. Costruito tra il 1598 e il 1603, anno in cui è stato consacrato, l’edificio presenta un pregevole portale con timpano spezzato e una facciata di impianto barocco, caratterizzata dall’acuto semicircolare ripetuto, in dimensione ridotta, sulle due ali. L’interno, a tre navate, ospita un notevole altar maggiore barocco proveniente dalla Chiesa di San Marziano di Tortona.
Molti documenti storici rendono conto delle dispute sull’acqua e rappresentano una ricca fonte di informazioni sul borgo di Viguzzolo, i mulini e i canali irrigui collegati alla roggia e al Grue. La roggia ha impresso il suo segno nei luoghi del paese. Si sono scavati nelle campagne attorno a Viguzzolo e si sono costruiti fossati in grado di far confluire l’acqua del Curone per irrigare e alimentare i mulini. L’irrigazione dei campi attorno al paese era garantita da un sistema di chiuse, numerate dal 32 (primo bocchetto di estrazione nell’area viguzzolese, all’altezza del ponte Farengo) al 40 (dove l’acqua confluisce nel Grue).
Sono sorti i mulini, per la necessità della macinazione delle granaglie, fino a quel momento possibile solo a Tortona. Il primo mulino risale al 1234 mentre nel 1620 le fonti citano quattro mulini, il Molino Vecchio, il Molino Cavallino (o della Cavallina, unico ancora visibile e in funzione, il Molino di Sotto e il Molino Nuovo. La roggia e i mulini da essa alimentati sono oggi solo parzialmente visibili. La roggia e i mulini sono una memoria storica e paesaggistica preziosa, caratterizzante per il paese e i territori circostanti.
La roggia Ligosso
Con una storia lunga quasi 800 anni, la roggia è testimonianza visibile del passato di Viguzzolo. La roggia scorre ancora in Viguzzolo, attraversandone l’abitato, con un percorso in gran parte sotterraneo ed invisibile agli occhi. Solo in brevi tratti la roggia si mostra in superficie nei pressi del Mulino della Cavallina che con la sua ruota e il rumore dell’acqua rappresenta un angolo speciale del paese.
Un atto del Comune di Tortona datato 1234 sancisce l’avvio dei lavori per lo scavo della roggia Ligosso. Il progetto ordina lo scavo di una roggia a partire dal Curone, inoltre prevede la costruzione delle opere accessorie al canale principale: una chiusa nel territorio di Volpedo, un’altra nel territorio di Viguzzolo ed un prolungamento della roggia all’uscita del paese verso Zerbaglia fino ad attraversare la via Emilia ed entrare nel territorio di Castelnuovo.
Gli abitanti di Viguzzolo, Bubiano, Vigallo e Rosano devono a loro volta occuparsi della manutenzione delle chiuse a valle. Con la roggia e la fornitura dell’acqua Viguzzolo riceve da Tortona, nello stesso atto, la possibilità di costruire un mulino. Il paese può dotarsi del primo impianto di macinazione, senza il quale la popolazione era costretta a recarsi a Tortona o ai Molini della Riva de Nazano.
Cittadini famosi:
– Carlo Andrea Carpani, sottoprefetto di Tortona nel periodo francese, che continuò la sua carriera con il ritorno dei Savoia andando a ricoprire importanti incarichi a Torino, fino a ottenere il titolo di conte.
– Alberto Leardi. caduto con i Mille a Milazzo nel 186O, e Carlo Leardi, statista e studioso, uno dei fondatori nel 1868 della Società operaia “La fraterna”.
– Virginio Arzani, partigiano e medaglia d’oro, ferito nella battaglia di Pertuso (agosto 1944).
Bibliografia:
– Cammarata, La memoria di Viguzzolo, Comune di Vi¬guzzolo 2003
– F. Serra, I mulini di Viguzzolo, in “Qui Viguzzolo 1983”
– Domenico Peverone, Viguzzolo il borgo insigne