
Il medioevo nell’oltre Po
Si vide l’ingresso nelle valli d’Oltre Po di nuovi popoli e le popolazioni indifese si portarono presso i conventi e monasteri alla ricerca di protezione e pane. L’evangelizzazione delle valli era già iniziata da tempo e la figura più emblematica, anteriore a San Benedetto, fu San Ponzo la cui dimora è identificata nelle grotte che si trovano nei pressi dell’omonimo borgo, in val Staffora. Per questo la storia medievale si snoda insieme alla storia dell’evangelizzazione e alle vicende monastiche.
Il Cristianesimo raggiunge Bobbio già in epoca romana ad opera presumibilmente di un missionario che fondò la Basilica San Petri; Colombano la trovò in rovina al suo arrivo. Dalla val Trebbia il Cristianesimo, , esercitò la sua influenza storica sul territorio Oltre padano.
Gli succederà l’abate Attala (615-627) con il quale inizierà l’espansione economica e culturale del monastero di Bobbio, con la creazione di uno “scriptorium” di monaci dal quale prenderà forma una delle più preziose biblioteche dell’antichità, cui daranno un contributo fondamentale monaci irlandesi che introdurranno il loro peculiare stile di miniatura e un particolare sistema di abbreviature.
I monasteri svolsero anche un’importante attività economica estendendo il patrimonio fondiario in varie regioni del Nord Italia, e ai monaci viene tradizionalmente attribuita una funzione civilizzatrice finendo per attribuire ai religiosi meriti civilizzatori tali da far presumere che, prima del loro arrivo queste valli fossero popolate da selvaggi.
Le abbazie e celle monastiche sparse nella Valle Staffora, Scrivia e Borbera sorsero in prossimità di quelle antiche strade già attive dall’età Romana.
La presenza monastica è testimoniata a Vigoponzo, in val Borbera, con una cella dei monaci di san Colombano di Bobbio. La prima menzione del monastero di Vigoponzo (Vico Pontio) si trova in un documento con il quale Ludovico II, il 2 febbraio 865, confermava all’abate di san Colombano di Bobbio il monasterium cum cellulis infra vallem in qua situm est consistentibus.
Nella stessa valle, a Pobbio, sopra Cabella è documentato un vasto areale di beni dipendenti da San Pietro in Ciel d’Oro di Pavia; a Vendèrsi un’abbazia distrutta anteriormente al 946 e ricostruita in quegli anni dal vescovo conte di Tortona; a Sèmega e Magioncalda vi è traccia di due grange (aziende agricole e pastorali) dei monaci cistercensi di Rivalta Scrivia.
Dopo Pobbio e Piuzzo, Vigoponzo è forse l’insediamento monastico più antico della media e alta val Borbera posto su una direttrice viaria che collegava la val Borbera con il Tortonese attraverso la val Curone.
Anche nel territorio di Dova esisteva un’abbazia di San Clemente, da non confondersi con la chiesa campestre omonima che sorge nei pressi del valico di San Fermo, quest’ultima attestata per la prima volta in un documento del 28 agosto 1206 [citata dallo storico Calcagno]. All’abate Wala si devono le regole dell’835 nelle quali è menzionata la località di Cella, nei pressi di Varzi (valle Staffora), facente parte delle terre dipendenti dal monastero di Bobbio.
Si aggiunse poi il monastero di Sant’Alberto di Butrio e altre abbazie a Voghera (abbazia dei Re Magi) e in altre località. Queste abbazie dipendevano dalla potente Monastro del Senatore di Pavia (Monastero di Santa Maria e Sant’Aureliano, detto comunemente Monastero del Senatore).
Il medioevo fu un’epoca tutt’altro che tranquilla e dedita alle pratiche religiose, battaglie e vere guerre fra paesi e signori locali, per il predominio sul territorio o la riscossione dei pedaggi sui passi di transito, insanguinarono l’Oltre Po per lungo tempo, ne sono testimoni i numerosi castelli e rocche che costellano il territorio ognuno dei quali ha una storia propria spesso sanguinosa.